Annemann e Shakespeare
È appena uscito il numero 18 di Jinx Vademecum che, come alcuni di voi sanno, è la riproposizione cronologica in italiano di tutti gli effetti mentali apparsi sulla leggendaria rivista di Annemann …
Eccovi un’anteprima dalla mia introduzione al nuovo numero (clicca qui):
Il ‘sottotitolo’ che Annemann sceglie per il numero 27 è un passo di Shakespeare da “Antonio e Cleopatra” che Ted dedica alla Magia, come fosse il suo Marco Antonio: “L’età non può appassirla, né l’abitudine rendere insipida la sua varietà infinita: le altre donne saziano i desideri che esse alimentano, ma ella affama di sé laddove più si prodiga: poiché le cose più vili acquistano grazia in lei”.
E, a ben pensarci, sono parole che ben si addicono all’Arte sublime del Mistero! Ma è d’obbligo un’altra riflessione che, da sempre, mi sta a cuore: la necessità di essere ‘uomini di cultura’ se si ha la velleità di stupire, incantare, ammaliare, raccontare storie e ‘ingannare la mente’ del nostro pubblico.
Che significa essere ‘uomini di cultura’? Leggere qualsiasi libro mai pubblicato sulla faccia della terra o conoscere in profondità qualsiasi disciplina esistente? No di certo. Sarebbe impossibile, come ben sapete.
Ma ritengo che il buon ‘performer del Mistero’, qualunque sia la propria specialità, debba assorbire quante più informazioni possibili, esser curioso per natura, non solo verso i metodi segreti del nostro mestiere (che mai, da soli, ci possono rendere Mago o Mentalista), ma anche verso quante più discipline sulle quali si riesca a metter mano: saggi, romanzi, opere teatrali, monologhi, biografie, film, poesie, musica (possibilmente di qualità), scienza e curiosità scientifiche, leggende e superstizioni, comicità, cronaca e costume … e la lista potrebbe continuare a lungo.
Annemann era un avido lettore, anche e soprattutto di cose che esulano dalla Magia e dal Mentalismo e, forse, in quel sottotitolo dotto c’è proprio il suo tacito invito ad ampliare le nostre conoscenze. Spesso, e chi lavora col pubblico lo sa bene, dopo le performance il pubblico vuole conoscere e interagire con l’uomo dei misteri. Ed è proprio quello il momento in cui il performer può suggellare e rinforzare gli incanti che ha proposto poco prima, risultando una persona interessante, colta e ‘ricca di contenuti’. O distruggere tutto, rivelandosi un bluff, un fake, una ‘scatola vuota’ con la quale è impossibile parlare di qualunque cosa.
Il mio consiglio è quello di arricchire se stessi di quante più informazioni possibili. Non c’è niente di più appagante della fame della scoperta.