To peek or not to peek?
Cari amici mentalisti … quanti peek device avete?
Portafogli di tutte le forgie, pad ad impressione con carta carbone, pad elettronici che vi mandano le informazioni tramite un chip Bluetooth che vi siete fatti impiantare nel cervello… e chissà quante tecniche conoscete con i biglietti per venire a conoscenza di un informazione segreta … center tear, scambi di biglietti, block notes truccati e chi più ne ha più ne metta!
Tutto questo ben di dio per chiedere cosa? “Per favore, scriva il nome di una persona a lei cara …”. E poi rivelarlo. Ehm … ok.
Ma … non pensate che con strumenti così potenti a nostra disposizione sia forse il caso di provare a trovare qualche soluzione più interessante, che possa in qualche modo rendere unica l’esperienza per il nostro spettatore? Che possa in qualche modo conferire maggiore profondità al tutto?
Perché, visto che siamo in grado di leggere i pensieri più profondi di una persona, non proviamo a lasciare, oltre allo stupore, anche un piacevole, personale e positivo ricordo da poter conservare per tutta la vita?
E quindi, invece del solito nome o dell’ancora più impersonale numero di quattro cifre, perché non ci sforziamo di chiedere allo spettatore di scrivere qualcosa di … ‘innovativo’? Qualcosa che possa risvegliare in lui emozioni, ricordi, luoghi, situazioni, persone, profumi, sapori …
Di seguito qualche piccola idea per stuzzicare la vostra immaginazione.
Provate ad immaginare di chiedere ad una persona qual’è stata l’ultima volta che ha provato una forte emozione: “Si concentri e cerchi di visualizzare quel momento … provi a rivivere la stessa emozione, le stesse sensazioni provate in quel preciso istante… se vuole, può chiudere gli occhi … cerchi di sintetizzare l’esperienza in due o tre parole, quindi le scriva su questo biglietto e lo pieghi”.
Dopo aver fatto il peek (ad esempio, avete sbirciato “Mare con Laura”), avete elementi a sufficienza per fare un super reading e dare l’impressione che siate davvero in grado di leggere la mente, facendo dimenticare completamente del biglietto.
Un piccolo esempio? “Avverto una sensazione di euforia … forse c’è qualcosa che ha a che fare con un viaggio … può darsi che ci sia un’altra persona, una persona a lei molto cara … mi sembra di vedere questa … ragazza … che le sorride e le prende la mano … porta un paio di occhiali da sole … c’è molto sole … e avverto una sorta di brezza … la immagino respirare a pieni polmoni, abbandonato al relax …”. Eccetera, eccetera.
E nel caso del center tear … che senso ha far scrivere ad una persona il nome del proprio partner per poi strapparlo e bruciarlo? Provate invece a chiedere di scrivere sul foglio una fobia, una paura, una sensazione sgradevole. Strappare il foglietto o bruciarlo ha ora un senso e, addirittura, potreste “vendere” la cosa come una sorta di rituale magico per indebolire quel pensiero negativo!
Nel caso vi troviate di fronte ad una sola persona, potreste chiederle di scrivere una sola parola per descriversi. E dopo il peek, fare del cold reading (provate a pensare, e mi è capitato spesso, quando uno spettatore scrive qualcosa di negativo su se stesso tipo ‘inconcludente’ etc. Avete materiale per fare dei reading di 20 minuti!).
Che ne dite di un desiderio mai realizzato o il lavoro dei sogni?
Buona ricerca e buon … peek!
PS – Se vi piacerebbe approfondire il cold reading, ecco due testi che possono fare per voi: il mio Magia oltre la Magia e lo straordinario La Vera Arte del Reading di Bob Cassidy.