Mentalismo propless
Da anni imperversa quello che in gergo viene chiamato “Mentalismo Propless”, con decine e decine di pubblicazioni di eminenti esponenti, spesso osannati per le loro creazioni.
Le intenzioni probabilmente sono anche buone, visto che sarebbe straordinario poter leggere i pensieri senza alcun attrezzo!
Il grande problema, a mio parere, è che la maggior parte di tali creazioni sono spesso pensate per quella nicchia di giovani mentalisti da cameretta che non lavora davvero. E per ‘vero lavoro’ intendo situazioni reali, dal walk-around in un ristorante o un pub fino al palco di una convention aziendale o un teatro: in tali circostanze ci vuole roba testata, forte, che funzioni sul serio (al di là degli eventuali esperimenti bold che un performer può decidere di proporre – personalmente, nel corso dei miei show, mi do sempre la possibilità di sbagliare qua e là, per conferire maggiore credibilità al tutto).
Molti di questi effetti propless si basano su un gran numero di istruzioni da dare allo/agli spettatore/i.
Siamo davvero sicuri che, dopo una giornata di lavoro e qualche drink di troppo, la povera vittima in questione sia in grado (e abbia voglia) di seguire una cervellotica procedura di dieci minuti, alla fine della quale si sente dire il proprio segno zodiacale?
Non siamo nella comfort zone del club magico con gli amici maghi che seguono per filo e per segno quanto stiamo proponendo … piuttosto potremmo trovarci in un ambiente relativamente ostile, senza controllo, con musica di sottofondo, un vigoroso chiacchiericcio di persone non sempre lucidissime.
E quindi assolutamente no propless?
No, tutt’altro!
C’è del materiale assolutamente interessante da considerare…
Tra le cose propless che utilizzo (in certi frangenti, quando la situazione lo permette) ci sono le forzature psicologiche; in tal caso, volendo, c’è la possibilità di non usare proprio nessun oggetto.
Poi c’è il Cold Reading, mia grande passione, che permette davvero di fare miracoli, se ben utilizzato.
Un altro esempio possono essere i body stunt, magari proposti come fenomeni di suggestione, con i quali si toglie la forza, ecc ecc.
Poi c’è tutto l’immenso calderone del Mentalismo Minimal, quello che APPARE propless pur non essendolo. E qui gli esempi sono decine, se non centinaia: esperimenti con oggetti presi a prestito, con qualche biglietto, con un libro scelto a caso da una mensola, ecc. In tal caso, sebbene vengano impiegate ‘cose’ l’attitudine del performer può fare la differenza, creando l’impressione della lettura del pensiero con poco o nulla.
E come diceva il buon vecchio Joseph Dunninger “Più sono gli oggetti in scena, minore sarà il cachet del mentalista”.
Per approfondire l’approccio minimalista vi consiglio “Il libro nero del Mentalismo” del maestro Bob Cassidy.