Sarebbe così semplice …

… alzare un attimo la testolina da quel dannato mazzo di carte e provare a guardare negli occhi il povero spettatore che state utilizzando come robottino pesca-carte. Così, tanto per provare a vedere l’effetto che fa (Jannacci docet).

Sarebbe così semplice alzare lo sguardo ed accorgersi che lì di fianco c’è un essere umano che ci sta facendo la cortesia di stare a sentire e guardare i nostri (spesso) inconcludenti giochini.

Niente da fare. Sono decine e decine le foto che mi ritrovo davanti sui social ogni giorno di maghi, completamente rapiti dal proprio onanismo magico, intenti a guardarsi le mani, mentre dispensano le proprie prodezze al malcapitato di turno.

Riponendo sempre troppa fiducia nel prossimo, sono arrivato anche a pensare “Ma no dai … sarà una coincidenza … è capitato che gli abbiano fatto le foto solo quando si stava guardando le mani”. E invece, temo di dovermi ricredere. Continuo a vederne di foto così. Di amatori (parzialmente giustificati) e professionisti (qui la cosa si fa più drammatica). Ogni giorno. A decine.

E tristemente, torno a rileggermi, le parole di Christian Chelman (che ho scelto come introduzione al mio libro “Magia oltre la Magia”):

Sembra che i profani servano solo allo scopo di scegliere carte o cose del genere. Credo che questo sia un problema generale. Questo è il motivo per cui enfatizzo sempre che lo spettatore è un essere umano, dotato di pensiero e sensazioni, che rispondono in base al proprio background. Per di più lo spettatore è un attore che gioca un ruolo fondamentale nell’ambito di uno spettacolo di close-up. Penso sia assolutamente necessario che spettatore e mago agiscano assieme”.